In che misura le scienze sociali possono contribuire a creare strumenti utili a politici e decisori pubblici, in quanto adatti ad una analisi della realtà finalizzata alla comprensione e all’anticipazione degli scenari futuri, dai cambiamenti sociali alle tendenze a breve e lungo termine? Il punto a riguardo si farà nel corso del workshop internazionale in lingua inglese The Predictive Power of Social Sciences, dedicato alla capacità previsionale delle scienze sociali, in programma domani, mercoledì 20 settembre, dalle 14.15 nella sede pordenonese dell’Università di Udine, in via Prasecco 3 (aula seminari dell’edificio B). L’appuntamento è organizzato dal Research Laboratory for the New Media (NuMe Lab) del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale (Dium), dal dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche (Dmif) e dal Centro polifunzionale di Pordenone dell’Università di Udine.
Nel corso del workshop si discuteranno i metodi e le combinazioni di metodi che le scienze sociali devono sviluppare per adeguarsi alla necessità di analisi finalizzata alla previsione degli scenari futuri, e ci si interrogherà su che cosa le scienze sociali possono imparare dalle scienze naturali o se solo l’interdisciplinarietà può portare miglioramenti.
«La scienza moderna – spiega Leopoldina Fortunati, direttrice del NuMe Lab – è una fonte di progresso per la società, in quanto la conoscenza scientifica permette di agire e cambiare il corso degli eventi. In questo, però, le scienze naturali, come la fisica, la chimica e la biologia, sembrano essere più avanzate rispetto alle scienze sociali, quali la sociologia, l’economia, l’antropologia. In altre parole, sembrano avere più successo nel prevedere il futuro». Per esemplificare, è molto più facile prevedere il movimento di un corpo fisico piuttosto che il comportamento di un elettore alle prossime elezioni, o si può prevedere con maggiore precisione la condotta di una navicella spaziale anziché il comportamento di un cliente a cui una banca vuole offrire un portafoglio di investimenti. «Al fine di giungere ad una decisione appropriata – conclude Fortunati -, i politici e i decisori pubblici hanno bisogno strumenti per comprendere il mondo in cui vivono e anticipare i cambiamenti sociali, nonché il breve e medio e tendenze a lungo termine e scenari futuri».
Al workshop interverranno: Gianluca Foresti, direttore del Dmif; Cristian Micheloni, coordinatore dei corsi di laurea in Scienze e tecnologie multimediali e Comunicazione multimediale e tecnologie dell’informazione dell’Ateneo di Udine; Leopoldina Fortunati, direttrice del NuMe Lab. Dalle 14.30 alle 15, Giovanni Boniolo dell’Università di Ferrara interverrà su How to Predict? From Natural Sciences to Social Sciences; dalle 15 alle 15.30 Nikhil Bhattacharya dell’Institute for Liberal Arts, Bethesda, Maryland (Usa) parlerà di Prediction: The Fall and Rise of the Social Sciences. Dalle 15.30 alle 16 Roberto Poli dell’Università di Trento terrà una relazione dal titolo The Many Aspects of Anticipation. A seguire, dalle 16.30 alle 17 Maria Chiarvesio e Andrea Moretti dell’Università di Udine, Italia discuteranno The Challenge of the Future in Management e dalle 17 alle 17.30 Riitta Hänninen e Sakari Taipale dell’Università di Jyväskylä (Finlandia) interverranno su The Idiosyncrasies of Online Ethnography in the Analysis of the ‘Digital otherness’.
Tratto da Qui.Uniud